La pace di Paquara

Il primo ventennio del XII secolo fu, per tutto il territorio dell’Italia settentrionale, un periodo dominato da continue lotte fra comuni o fra fazioni che stavano tentando di trasformarsi in signoria. Era il periodo di contrapposizione fra papato ed imperatore, fra Guelfi e Ghibellini, di lotta per la conquista della egemonia sociale. Per Verona è l’epoca di Ezzelino da Romano, passato nell’immaginario popolare come esempio della crudeltà più bieca. Come non bastasse la violenza, proprio negli anni che vanno dal 1220 a 1233 il territorio nazionale viene invaso e devastato anche dalle cavallette.

In questo quadro generale, nella primavera del 1233 si verifica un magico momento di tregua nel susseguirsi dei saccheggi, emigrazioni, uccisioni e vendette. Tale avvenimento, chiamato Il grande Alleluia, vide protagonisti alcuni predicatori efficacissimi, i frati pacieri, che con la loro arte oratoria riuscivano a catturare gli animi, a far cogliere la necessità di una revisione di un sistema sociale tanto crudele, a volte inumano, a far sentire con urgenza la necessità di un ritorno alla pace, alla fratellanza, a rapporti sociali più umani.

Fra tutte queste figure, emergeva per capacità oratorie e spessore politico, ben al di sopra degli altri, quella del frate domenicano che realizzò il raduno della Paquara, Fra Giovanni da Schio o da Vicenza.

Verso la fine di luglio del 1233, troviamo il nostro predicatore a Verona, in Piazza delle Erbe, inarrivabile nella capacità di infondere a tutto il popolo l’entusiasmo per la pace.

Proprio nel territorio che sarà poi San Giovanni questo frate organizzò quello che sarebbe passato alla storia il come il suo capolavoro, una festa della pace senza pari, un raduno di rappresentanti di tutta l’Italia del Nord da tenersi nel nome della generale fratellanza; raduno che egli convocò per domenica 28 agosto dello stesso anno, nella pianura di Paquara, sulla sponda dell’Adige, a quattro miglia da Verona.

“Si convenne poche miglia al sud di Verona, sulla riva destra dell’Adige, a S. Giovanni Lupatoto, sopra una campagna di praterie detta Paquara.

Vi risplendeva una schiera di principi della Chiesa con grande seguito: innanzi a tutti Bertoldo il Patriarca di Aquileja, poi i Vescovi di Verona, Brescia, Mantova, Bologna, Modena, Reggio, Treviso, Vicenza e Padova; di essi Guala da Brescia e Guglielmo da Modena particolarmente legati a fra Giovanni; poi parecchi ecclesiastici di più alta importanza come l’arcidiacono Tancredi di Bologna e padre Giordano Forzatè da Padova; finalmente un esercito di chierici secolari e regolari della città e della campagna”.

Per concorde giudizio dei contemporanei il numero dei convenuti era sterminato. Paride da Cerea li stima, forse esagerando, 400.000 persone. Rolandino presente, dice che non si era mai veduta in Lombardia tanta gente riunita, e il Maurisio anzi pretende che dal tempo del Salvatore in poi nessuna adunanza cristiana cosi grande sia stata mai.

Lo spettacolo di questa infinita marea di popolo deve essere stato stupefacente. “Cittadini guelfi e cavalieri ghibellini, per lo innanzi l’un contro l’altro spesso nelle battaglie, si accalcavano per udire il grande predicatore, il che non era certamente la cosa più agevole”.

Frate Giovanni si fece erigere un pulpito fatto di una impalcatura di legname alta sessanta braccia, vi montò sopra e cosi divenne visibile da lontano; predicava sulle parole del testo “pacem meam do vobis, pacem meam relinquo vobis”.

Nonostante queste premesse, gli esiti della mediazione di Fra Giovanni furono nulli, nel senso che proprio finché si smontavano le tende erano riprese le liti, gli assassini, tutto era tornato come prima.

Quattro giorni dopo, il 3 settembre, lo stesso Fra Giovanni venne arrestato e imprigionato a Vicenza; la sua sorte finale non è conosciuta con chiarezza; sappiamo che venne utilizzato dal Papato per missioni diplomatiche.

A ricordo di un avvenimento di incontrovertibile valenza storica come la Pace di Paquara, rimangono sia nel territorio di San Giovanni Lupatoto che in quello di San Michele Extra, solo i nomi di due vie omonime che sboccano sulle rive dell’Adige, oltre ad una lapide fatta murare nel frontale della torre centrale della corte di Sorio.


Ricerca e valorizzazione della Pace di Paquara

Il nostro obiettivo è di richiamare l'attenzione su questo luogo (ancora per molti sconosciuto) usando per ora quello che abbiamo a disposizione: la Chiesetta di Sorio, la Croce adiacente, il fiume Adige, il suo parco e i contenuti del volume "La Paquara e Sorio"

Con tempi programmati creare le condizioni per un dibattito che faccia riemergere i valori per i quali, Fra Giovanni da Schio, riuscì a rappacificare i padroni del mondo di allora.


Tavola Rotonda sulla Pace di Paquara